L'emozione del viaggio

 

"Un viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi"

 

L'uomo, pellegrino del mondo

Sin dai tempi più antichi l'umanità è stata attratta e affascinata da ciò che era ignoto e lontano. Leggende e racconti di tutti i popoli della Terra tramandano resoconti di viaggi in luoghi fantastici e misteriosi popolati da creature terribili, come draghi, giganti e mostri marini, che da sempre abitano l'immaginario collettivo. 

Ripercorrendo con la mente i secoli e i millenni è possibile rivivere alcune delle tappe più significative del viaggio. L'uomo, che agli albori della sua storia viveva in condizioni di nomadismo, iniziò a spostarsi soprattutto per necessità. Infatti, fin dalla preistoria, a causa delle glaciazioni e dei cambiamenti climatici, gruppi di esseri umani percorrevano grandi distanze alla ricerca di cibo e condizioni di vita più favorevoli. Col passare del tempo l'uomo passò da nomade a stanziale, organizzandosi in comunità dedite alla caccia e alla pesca, ma anche alla coltivazione della terra e all'allevamento del bestiame. 

Tuttavia il tema del viaggio rimarrà sempre legato alla storia dell'umanità e ne sarà uno dei tratti caratterizzanti. Per la religione il viaggio è inteso come cammino iniziatico e rito di purificazione. Così, nell'Antico Testamento, il popolo ebraico, guidato da Mosè, troverà sì la libertà dalla schiavitù d'Egitto, ma, a causa dei suoi peccati e della sua mancata fede in Dio, prima di raggiungere la tanto agoniata Terra Promessa, dovrà vagare per quarant'anni nel deserto. 

Con Omero anche la letteratura affronta il tema del viaggio, e ci fa conoscere Ulisse che, "bello di fama e di sventura", dopo aver conquistato e distrutto Troia con l'astuzia e l'inganno, sarà costretto dall'ira degli dei a lui avversi a peregrinare per vent'anni sino ai confini del mondo allora conosciuto. Simbolo dei viaggiatori di tutti i tempi, Ulisse dovrà affrontare mille peripezie, perdere le sue navi e tutti i suoi compagni, prima di poter rivedere le sponde della sua Itaca e riabbracciare l'amata moglie Penelope.

Il viaggio dell'antichità coincide spesso e volentieri con il viaggio dell'eroe, e serve a spiegare il fato e il ruolo delle divinità nella vita degli uomini. Ma, tornando ad una dimensione più terrena, questa esperienza non ha avuto vita solo nelle imprese delle figure eroiche, bensì anche nei precetti dei filosofi, che fin dai tempi più antichi non macavano di raccomandare ai loro giovani allievi di intraprendere un viaggio al fine di completare la loro educazione e sancire il passaggio dalla condizione di fanciullo a quella di uomo ormai pronto ad assumere il suo ruolo nella società.

Il viaggio è anche conquista economica e militare. I Fenici, ad esempio, partendo da quel lembo di terra che corrisponde all'attuale Libano, attraverso le loro rotte commerciali unirono le sponde del Mediterraneo in una rete di scambi economici e culturali.

Parlando di conquiste e conquistatori è impossibile non ricordare la figura mitica di Alessandro Magno, il re macedone che unificò l'antica Grecia e spinse i suoi domini fino all'India, dando forma al suo sogno di possedere un impero sul quale non sarebbe mai tramontato il sole. 

Poi arrivò Roma che, marciando con le sue legioni, lastricò di strade e disseminò di opere immortali l'intero continenete europeo, colonizzando una dopo l'altra intere popolazioni e trasmettendo loro la propria cultura e le proprie tradizioni, in direzione di quella Pax Romana ottenuta al prezzo di mille battaglie e milioni di vite umane. 

Il Medioevo cristiano ha generato un'altra tipologia di viaggio: si tratta del viaggio inteso come esilio volontario, penitenza e purificazione. Siamo ancora di fronte ad un viaggio imposto e doloroso ma, a differenza di quello eroico, esso presuppone che la sofferenza serva come cura ed espiazione delle colpe che lo hanno generato. Così, le polverose e malandate strade dell'Europa medievale si riempirono di pellegrini che, liberatisi di ogni bene materiale, partivano (da soli o in gruppo) alla volta della Terra Santa in cerca di redenzione, ben consapevoli che, con ogni probabilità, non avrebbero più rivisto le loro case. Pellegrini ma non solo. Infatti, fede in Cristo e desiderio di conquista, spinsero migliaia di soldati a cavalcare sotto il vessillo della Santa Croce e a morire ai piedi delle imponenti mura di Gerusalemme , in quella folle avventura che furono le Crociate. Conquiste crudeli e sanguinose saranno anche quelle compiute dai Vichinghi, i barbuti uomini venuti dal Nord che, a bordo dei loro velocissimi drakkar misero a ferro e fuoco tutta l'Europa, arrivando sino in Islanda, Groenlandia e, dice qualcuno, persino sulle coste del Nord America.

Un viaggio volontario e spesso solitario è (anche) quello cantato dai romanzi cavallereschi, nei quali il cavaliere parte per consolidare la sua gloria e le sue capacità alla ricerca di avventure meravigliose che sconfinano nella magia, in un mondo fantastico animato da draghi, orchi, stregoni e damigelle da salvare. Forte, anche in questo caso, è la componente religiosa: ecco allora Re Artù e i suoi indomiti cavalieri impegnati nella ricerca del Sacro Graal, il calice in cui Giuseppe D'Arimatea raccolse il sangue del Cristo deposto dalla croce, bevendo dal quale, dice la leggenda, è possibile guarire da qualsiasi malattia e ottenere la vita eterna.

Anche Dante Alighieri, il sommo poeta della letteratura italiana, compirà il suo personale viaggio di purificazione. Nella Divina Commedia, accompagnato da Virgilio, Dante partirà peccatore dai gironi infernali e, passando dal purgatorio, raggiungerà finalmente il paradiso e la sua amata Beatrice, simbolo di purezza, beatitudine e redenzione da ogni peccato.

Il viaggio dell'uomo proseguirà sulle caravelle di Cristoforo Colombo, il quale, con la scoperta delle Americhe, pose idealmente fine al Medioevo e inaugurò una nuova epoca di commerci e conquiste.

Con il Settecento i resoconti di viaggio assumono un carattere sempre più enciclopedico: si afferma la pratica del Gran Tour, il viaggio che i nobili rampolli europei compivano a coronamento della propria educazione, nel quale, secondo i dettami dell'Illuminismo, riportavano minuziosamente tutto ciò che vedevano.

Nell'Ottocento il viaggiatore si fa più sensibile rispetto a ciò che lo circonda, e in lui cresce l'interesse per tutto ciò che è raro, esotico e remoto. La curiosità verso l'altrove lontano e sconosciuto torna ad albergare nell'animo umano: scienziati, avventurieri ed esploratori percorrono in lungo e in largo il globo alla ricerca di luoghi inesplorati e mitici tesori, che spesso esistono solamente nelle speranze e nella fantasia dei loro cercatori.

Ma il viaggio non è solo scoperta, conquista e purificazione, bensì anche dolorosa costrizione e sradicamento. Perseguitati per motivi politici, ideologici o razziali, nel corso della storia interi popoli sono stati costretti a spostamenti forzati. Obblicgti a lasciare la loro terra natia, uomini e donne di tutte le epoche hanno intrapreso lunghe ed estenuanti peregrinazioni alla ricerca di nuove opportunità in luoghi spesso ostili e inospitali.   

Il Novecento è il secolo che segna il passaggio dal viaggio inteso come esperienza formativa e avventurosa al turismo di massa. L'epoca industriale modifica radicalmente le possibilità e i mezzi della nostra mobilità, e con essi l'esperienza stessa del viaggiare.  Il viaggio meccanizzato introduce gli aspetti propri dell'esperienza turistica: terre e luoghi un tempo lontani possono ormai essere raggiunti in tempi sempre più brevi e da un numero sempre maggiore di persone, perdendo così la loro aura mitica e fantastica.

Ma quando ormai sembra che non ci sia più nulla da scoprire, il 20 luglio 1969, Neil Armstrong compie il primo passo sul suolo lunare, riconsegnando al viaggio il sapore dell'avventura, e all'uomo la possibilità di sognare nuovi mondi lontani e ancora tutti da esplorare. 

 

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